Dickson Mounds, il cimitero indiano più politically scorrect d’America
Dickson Mounds è uno di quei luoghi che riassumono in sé tutti i contrasti dell’America, specialmente di quella di provincia. È un cimitero indiano, molto diverso da come ce li immaginiamo, a Lewistown, nella Fulton County, angolo dimenticato dell’immensa provincia agricola dell’Illinois. Un villaggio e una contea sulle rive del fiume Illinois che mi hanno adottata con affetto e curiosità. E poi questi sono i luoghi dell’Antologia di Spoon River.
Dickson Mounds è un luogo unico per un sacco di motivi: è una delle rare testimonianze dell’esistenza di un popolo nativo, chiamato Mound Builders, scomparso prima ancora dell’arrivo dei bianchi, ed estremamente avanzato rispetto ad altre civiltà americane dello stesso periodo. Oggi è un museo statale dell’Illinois, ma soprattutto era ed è un insediamento ed un cimitero indiano che racconta solo una parte della storia lunga e quasi dimenticata dei Mound Builders.
Ma Dickson Mounds è stato anche una spina nel fianco delle attuali comunità di indiani d’America per oltre 60 anni, fino al 1990, quando tutto è cambiato. Ma andiamo per ordine, perché questa è una storia lunga, complicata e controversa.
Il cimitero indiano più politically scorrect d’America
Tutto cominciò nel 1926 quando Don Dickson, chiropratico, scoprì dei resti umani nei terreni della sua fattoria di famiglia. Erano ossa di centinaia di individui sepolti in tumuli di terra, piccole collinette dalla cima piatta che sorgono alla confluenza dello Spoon River con il grande fiume Illinois. Il signor Dickson pensò bene di rimuovere lo strato di terra che proteggeva i corpi e di esporre i resti con i loro corredi funebri, proteggendoli con un telone. Il telone in seguito si trasformò in un edificio, un museo privato costruito intorno alle sepolture, aperto ai turisti che venivano a visitare uno dei pochi siti archeologici delle popolazioni native americane.
Le comunità di indiani d’America del presente non la presero tanto bene, trovando decisamente irrispettoso il trattamento riservato ai loro antenati, profanati nel riposo eterno e ridotti ad attrazione per turisti. Per decenni ci furono manifestazioni e proteste che sfociarono in scontri e atti dimostrativi. Fino al 1990, quando la famiglia di Don Dickson, evidentemente stanca di essere accusata di razzismo e sfruttamento, decise di cedere il museo allo stato dell’Illinois.
Il governatore promise di ricoprire i corpi e di riservargli il rispetto che meritavano, e di rinnovare il museo trasformandolo in un centro educativo e di ricerca, dove i turisti possano conoscere la straordinaria civiltà dei Mound Builders senza mancare di rispetto agli indiani del passato e del presente. Mantenne la promessa: il giorno della chiusura di Dickson Mounds così com’era fu celebrato dalle popolazioni native con una cerimonia del calumet intorno al fuoco, sulla collina di fronte al museo.
Dickson Mounds oggi
E così arriviamo ai giorni nostri, con un Dickson Mounds museo statale, molto diverso da quello che era una volta. Da cimitero indiano profanato è diventato un moderno museo su quattro piani, che espone reperti archeologici ma non resti umani. Quelli ci sono, sono tutti intorno ai visitatori, a volte così vicini da poterli toccare, ma non sono visibili e sono trattati con rispetto.
L’esposizione comincia all’ultimo piano, dove c’è una terrazza con vista sull’Illinois River e sui tanti tumuli che punteggiano la zona, e una piccola sala cinema che proietta un video di animazione sullo stile di vita della popolazione che creò Dickson Mounds. Scendendo si approfondisce la conoscenza dei Mound Builders con resti archeologici e pannelli che illustrano le loro abilità tecnologiche e la struttura della loro società, fino ad arrivare al piano seminterrato, alla fine dell’esposizione.
Qui c’è un’ampia stanza rettangolare tutta buia, con al centro un grande telo leggermente sollevato da terra, ma sotto al quale non si riesce ad arrivare con lo sguardo. Sotto a questo telone ci sono i resti umani dello scandalo, quelli che per decenni sono stati esposti alla curiosità dei turisti. E qui arriva il bello.
Come rendere coinvolgente e indimenticabile la non-visione dei resti umani che costituiscono l’attrazione principale di questo museo da quasi 100 anni? Puntando sulle emozioni, sulla tecnologia e sullo storytelling. Quando si entra nella stanza buia partono delle proiezioni 3D: tre personaggi prendono vita, una donna, un bambino ed il capo della tribù dei Mound Builders, che come fantasmi raccontano la propria vita ai visitatori. Suoni, giochi di luci e proiezioni, vento, e il telone del mistero che si solleva, si muove e ondeggia come le acque del fiume, come i campi di mais e le praterie d’erba che circondano il cimitero indiano. È stato molto emozionante e toccante scoprire l’aspetto più umano di Dickson Mounds, è difficile spiegarlo a parole, ma l’esperienza in quella stanza buia di fronte al telone è stata più intensa della visione di qualsiasi resto umano.
Ah, non ho foto di questa sala perché era proprio buia!
Chi era il popolo di Dickson Mounds?
I Mound Builders, cioè costruttori di tumuli, erano una popolazione appartenente alla cultura dei Missippians, che si sviluppò nel Midwest tra l’800 e il 1250 d.C., quando sparì misteriosamente.
Sappiamo ancora poco di loro, ma quello che sappiamo è molto affascinante. Grazie al territorio fertile dell’Illinois erano stanziali, coltivavano la terra e avevano una complessa struttura sociale, cose che li rendevano decisamente più evoluti di molte altre popolazioni native dello stesso periodo. Sappiamo anche che i mounds, i tumuli che li caratterizzavano, non erano soltanto sepolture, ma anche i basamenti sui quali venivano costruite le capanne.
Un popolo prospero, tecnologicamente e socialmente avanzato, che viveva a contatto con i propri cari defunti e che ad un certo punto sparì. Non sappiamo le cause del declino e della scomparsa dei Mississippians, è difficile ricostruire la loro storia basandosi solo sui pochi reperti archeologici trovati e sui racconti tramandati a voce da altre culture indiane sopravvissute fino ai giorni nostri.
Per saperne qualcosa di più bisogna visitare luoghi come Dickson Mounds, un tempo il cimitero indiano più politically scorrect d’America, oggi un museo unico ed emozionante su una civiltà affascinante e ancora misteriosa.
Per maggiori informazioni: Dickson Mounds State Museum
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