Milano, Museo del Novecento

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museo del novecento milano

Il Museo del Novecento me lo immaginavo diverso, un po’ noioso e scolastico, ma ho approfittato dell’ingresso gratuito in occasione della Settimana del Design di Milano per visitarlo, e mi ha sorpresa in positivo, per diverse ragioni.

Prima di tutto per il bell’allestimento nel Palazzo dell’Arengario, proprio di fronte al Duomo di Milano, riaperto nel 2010 dopo una lunga riconversione, opera degli architetti Rota e Fornasari. Due edifici gemelli dei primi del Novecento, massicci, solenni e lineari, che racchiudono un cuore nuovo, fatto di materiali leggeri e trasparenti e dalle forme sinuose.

In secondo luogo per il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. È uno dei miei dipinti preferiti, un’immagine che è diventata un’icona, ma non sapevo che fosse esposto qui. È un quadro grandissimo, i personaggi sono praticamente a grandezza naturale, e vederlo dal vivo è molto emozionante.

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Il Quarto Stato è la prima opera del percorso del Museo del Novecento: il percorso prosegue in ordine cronologico, introducendo le avanguardie internazionali con opere di Picasso, Modigliani, Braque e Kandinsky. Dopo questa prima sala le opere sono tutte di artisti italiani, e si incontrano subito Umberto Boccioni e i futuristi Giacomo Balla, Ardengo Soffici e Carlo Carrà. Le opere esposte sono tante e tutte molto importanti, e se da ragazzina i futuristi non mi erano proprio piaciuti, qui, una ventina di anni dopo, li ho riscoperti e rivalutati.

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questa scultura di Boccioni era nel mio libro di educazione artistica alle medie

La sala Lucio Fontana è bellissima e da sola merita la visita del museo: grandi vetrate offrono una vista spettacolare sulla piazza e sul Duomo, sono esposti diversi esempi dei famosi tagli di Fontana, e al soffitto della sala è appesa una grande installazione al neon dell’artista.

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vista niente male dalla Sala Lucio Fontana, eh?

Dopo un incontro fugace con la Merda d’Artista di Piero Manzoni, si prosegue il percorso attraversando la passerella trasparente sospesa tra il Palazzo dell’Arengario e Palazzo Reale (bella!) e la visita diventa più coinvolgente, perché si arriva alle correnti artistiche della seconda metà del Novecento. Le installazioni del Gruppo T ricreano ambienti dove la percezione e l’orientamento del visitatore vengono messi alla prova con luci e linee in movimento. Si può entrare in queste opere e provarle di persona, è divertente, ma prima bisogna firmare una liberatoria (possibili attacchi di epilessia tipo cartone dei Pokemon?).

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Piccola ma molto interessante, la mostra temporanea in corso al Museo del Novecento fino a settembre dal titolo Munari Politecnico, dedicata appunto all’eclettico artista Bruno Munari, mettendo sotto i riflettori le sue idee nei campi artistici più diversi.

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Zebra morta, sequenza di Fibonacci e accordatore di pianoforti vivo.

Il Museo del Novecento di Milano mi ha coinvolta e mi ha divertita, e mi ha permesso di riscoprire tutti quegli artisti italiani del secolo scorso, studiati poco e male a scuola. Evidentemente avevo proprio bisogno di un ripasso, e credo di non essere l’unica: vi consiglio davvero di visitarlo, per me è stata una bella sorpresa.

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